A zonzo per un'Ancona che non c'è più:  
Campo dela Mostra (ogi Piaza Malatesta)

Piazza Errico Malatesta, piazza situata tra le Vie del Cardeto, Matteotti e Goito.

 

L'attuale toponimo sostituisce quello molto antico di "Campo della Mostra".

La variazione è avvenuta con molta leggerezza e poco rispetto per le antiche memorie storiche della città perché questo è uno dei luoghi più importanti tra quelli che una volta erano fuori delle mura di Ancona. Il suo nome e la sua funzione sono documentati già nella prima metà del Trecento, per cui è da presumere che il toponimo sia anche più antico.

La sua primitiva destinazione doveva essere quella di mercato del bestiame: era infatti comodamente collegato con tutta la zona agricola che si estendeva ad est della città.

Nelle carte cinquecentesche è notato il toponimo insieme a quello della strada che, partendo dalla Porta di S. Pietro, vi conduceva: la Via Pisanella o Pisarella. Sulle stesse carte è anche indicata la presenza di un tozzo fabbricato, una specie di

torre, a due piani: doveva forse servire a coloro che sorvegliavano il mercato in modo da intervenire subito in caso di incidenti. Sembra che questo manufatto possa identificarsi con la casa oggi al civico numero 22, sopraelevata nel 1782. Le sue strutture si distinguono da quelle degli altri fabbricati per lo spessore e la tipologia.

L'aspetto attuale è di epoca relativamente recente; tra la fine del Settecento ed i primi dell'Ottocento, perché sulla carta delineata da Scipione Daretti nel 1784, non sono indicati edifici fuori della Porta Farina come non lo sono fuori di Porta Pia.

Ciò potrebbe essere stata anche una scelta del Daretti perché la carta del Grassellini, del 1844, reca sia gli edifici che figuravano su quelle del Cinque-Seicento sia altre costruzioni che occupavano l'area di quelle attualmente esistenti.

Gli storici anconitani ricordano, sottolineandola, la fallita rivolta organizzata da Simone di Corrado con un gruppo di fuoriusciti ed appoggiata dai Malatesta, conclusasi il 18 giugno 1342. Vi perse la vita Simone, e con lui la persero quasi tutti i congiurati. I loro corpi furono sepolti nel Campo della Mostra subito quelli dei congiurati e, dopo essere stato trascinato per

le strade, quello di Simone. Sul loro sepolcro fu innalzata una colonna, che venne chiamata comunemente "il predolone",

sulla quale erano incisi i nomi dei traditori e la storia della congiura. La colonna "infame" durò sino al primo Cinquecento. Quando nello spiazzo si svolgevano esercitazioni di artiglieria, la colonna doveva dare fastidio: la si rimosse magari col proposito di collocarla in un punto che dava meno ingombro per il movimento dei carriaggi, ma le buone intenzioni rimasero tali e chissà se, sistemando la piazza, non esca da qualche parte o la colonna o parte di essa.

Da questa piazza, nel 1501, mese di febbraio, durante delle esercitazioni, partì un colpo mal diretto che arrivò nella Sala del Consiglio del Palazzo degli Anziani, in Piazza Plebiscito. Non vi furono danni alle persone ma, oltre al danno alle strutture, si perdettero le scale che erano state prese ai Malatesta, ricacciati dalle mura di Capodimonte nel 1414.

Nel 1556 fu teatro di un triste episodio di intolleranza nei riguardi degli Ebrei che in buon numero vi persero la vita.

Nel 1831 vi fu innalzato un albero della libertà sormontato dalla bandiera italiana.

I più anziani ricordano ancora la celebrazione garibaldina del 1907, con la ricostruzione della casa di Garibaldi a Caprera, al centro della piazza.

Tra le memorie legate al Campo della Mostra, vi è anche quella della presenza di una "rivendita" carbonara. Dalle notizie avute dagli attuali proprietari, che la possiedono da diverse generazioni, doveva essere proprio nella casetta al civico nu-

mero 22, già ricordata; i più anziani ricordavano le bastonate

avute dal loro nonno al tempo della dominazione austriaca e la

rivendita di carbone gestita dai loro genitori.

L'edilizia che forma cornice alla piazza è realizzata da edifici

che rappresentano i criteri per le costruzioni che oggi chiameremmo popolari, eretti alla fine del Settecento ed ai primi anni dell'Ottocento. Tra questi spicca per volume il cosiddetto Palazzo Fiorato, la cui facciata sull'attuale Via Matteotti giustifica l'appellativo con la decorazione graffita. Assolutamente muto è il prospetto verso la piazza, cosa che dimostra come tale spazio era considerato di nessun valore nel tessuto urbano ottocentesco. Il palazzo fu eretto sulle rovine di quello dei Pierantoni-Nasuti, dopo il bombardamento austriaco del 5 giugno 1849 che, appunto, demolì quello già esistente.

Da questo palazzo si accede ad una serie di gallerie che si estendono sotto la piazza. Una volta erano usate dai macellai per la conservazione delle carni. Sembra che queste gallerie servissero anche per accedere alla sala delle riunioni dei Carbonari e che avessero anche altri sbocchi in altri fabbricati quale, per esempio, la già citata casa al civico 22.

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Da "Ancona dentro le mura" di Vincenzo Pirani - Bagaloni Editore - Ancona 1979  -
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