el diziunario del vernaculo ancunetano

Ène in vendita i risguardi e el cofaneto per racoje i 3 vulumi del Diziunario

I VOLUMI SONO IN VENDITA ALLA LIBRERIA SOTTO LA GALLERIA DORICA,

O DIRETTAMENTE DA MARIO PANZINI (071.201673)

Se nun zai el zignificato dele parole de vernaculo ancunetano (e 'ncora quele del circundario campagnolo), è ora che te compri el " Diziunariu del vernaculo ancunetano " de Mariu Panzini  -  In libreria se trovane i tre vulumi, inzieme ai risguardi e al cofaneto per tienéli inzieme (cuscì nun li perdi!)

 

SGARBUNÀTA = l'insieme di baci, carezze, palpeggiamenti tra una coppia di innamorati, di nascosto, e senza pervenire al rapporto completo - Origine ignota, ritengo che possa essere fatta risalire a Carboneria, la setta segreta fondata a Napoli verso il 1819 con ideali ed intenti liberali, che contribuì molto dal 1821 al 1832 all'espandersi in Italia dei moti rivoluzionari, partendo proprio da Napoli contro re Ferdinando I; il nome aveva relazione con le riunioni segrete svolte nelle carbonaie da "apprendisti carbonai" e da "maestri carbonai", con le finte vendite e consegne di carbone e con gli indumenti da carbonaio - Modi di dire: semo andati a sgarbunà' dietr'a la Furtézza


ÀZZIGA = uccello da richiamo in genere, ed in particolare la civetta - lusinga, allettamento, stimolo, incitamento, istigazione - dà l'àzziga, favorire apparentemente in un gioco l'avversario per poi superarlo e vincerlo (in particolare a carte o a biliardo) - eccitare una persona o un cane (per lo più il cane da caccia)


BECURILU = il beccuccio di una brocchetta, ampolla, caffettiera o teiera - "cià 'l nasu che pare un becurilo" si dice di naso piccolo e grazioso - "è 'n bèl becurilo" si diceva di un uomo tradito dalla moglie ma una sola volta


BOTARÒLU = l'odiato pescatore di frodo, che usa bombe rudimentali in superficie od in profondità, facendo strage di pesce


CAZZACÀ = (è una delle nostre voci più antiche) - Contratto di locazione a canone bloccato, quasi simile a quello ad "equo canone" (legge del 1978) - Radice ebraica gazzagà (jus): nel 1559 Papa Pio IV, poiché gli ebrei non potevano possedere beni immobili, concesse loro il diritto (jus) di perpetuo inquilinato (gazzagà) con canone invariabile, onde evitare che il proprietario-locatore dell'immobile lo aumentasse continuamente a suo piacimento - Nu' stàgu a cazzacà, veniva detto da chi doveva corrispondere un elevato canone di locazione


CIGAGNÒLU-ÒLA = persona dedita al bere (vino e altri alcoolici) - Es. "pròpiu 'na bèla famiglia! lu' sempre imbriàgu dùru, e lia 'na cigagnòla"


CUCALE = uccello, gabbiano comune - sincope di crocàle - in buranello (vernacolo di burano) cucàl'

CROCÀLE = uccello, gabbiano - probabile onomatopèa dal grido del volatile o probabile dalla lingua greca kroke (lido, come habitat del gabbiano)


CUDERIZZO = coda - il còccige, l'ultima vertebra dei mammiferi - il sedere umano (è detto così soltanto ironicamente, specie se è minuto) - una delle punte dello sfilatino o di altro pane di forma oblunga, o del cornetto di pasta dolce


CUGELÌSCIU = epiteto o soprannome dato a persona diffamatrice - sincrèsi di cùge (cià la léngua che tàja e cùge) e di lìscia (nel senso di facile) - ascoltata nel 1998 detta da una ragazza di un'altra ragazza


CURBÈLO = pesce, ombrina - 20/60 cm., argenteo, strie oblique azzurro cupo, comune da noi, ha carne molto pregiata


CURBÈLA = piccola cesta di vimini di forma bislunga, usata dala "tricula" per portare al mercato le verdure e la frutta


ERBA SCUREGIÒLA = vilucchio - pianta a foglie alternate in due serie, picciolate, larghe, a forma di freccia verso l'apice - il nome le deriva certamente dal fatto che essa veniva data ai bovini come lassativo, ma va detto che i ragazzini di una volta ne tendevano con le dita una foglia e quindi vi soffiavano forte, producendo un rumore simile al peto


DISDUSSÀ = disossare, spolpare - "mé sèntu disdussata/u" è detto da chi si sente debilitato fisicamente - "m'ha disdussàtu" riferita ad una donna, lo diceva l'uomo da lei fiaccato con molteplici rapporti sessuali; lo dice anche un genitore riferendosi ad un suo familiare che gli è costato moltissimo


FUDRÉTA = piccola fodera per cuscino - federa


GÀNGANU = il perno di ferro su cui si infila e ruota la ghiera di un porta, di una finestra, di uno sportello, di un coperchio di cassa o di cassone


INAQUARÌ = allungare con acqua, per lo più il vino - "sei inaquarito cum'él làte" sei proprio uno stupido - "té s'è inaquarito el cervèlu?" sei diventato matto?


INCUTIGHITO = diventato rigido come la cotenna di maiale - si dice di persona di poca intelligenza


LUMINÈLO = il lucernaio delle scale - la piccola finestra che dà sui tetti (è per lo più quella della mansarda)


MANTINÌCHIA = martinetto o martinicca, freno a ceppo azionato da una grossa vite girata con la manovella - il termine ha avuto una mutazione della prima N in R, cioè MARTINÌCHIA - termine proprio del contado di Candia, Montesicuro, Paterno, Sappanico e Gallignano


MARMISSE = infreddolirsi - giàciu marmìtu, si dice di persona assai infreddolita, con il corpo o parti del corpo ghiacciati


MUNGÀNA = la vitella che inizia ad avere il latte, è detta anche vàca mungàna - da mógne (vernacolo contadinesco)


'NCANNÀ' = incannucciare, sorreggere piante con canne (pomodori, fagiolini, melanzane, ecc.) - il suono della n iniziale è appena percepibile


PAPAGNÒCU = la maschera anconitana per eccellenza, creata verso la metà del'800 dal burattinaio anconitano Napoleone Breccia Rumori ed attiva sia come maschera carnevalesca sia come pupazzo per teatrini di burattini fino al 1861, quanto fu abolita (unitamente alla maschera Burlandòto che nelle rappresentazioni ne era la spalla) con decreto del Regio commissario per le Marche Lorenzo Valerio. Da scritti di Giangiacomi e Schiavoni si desumo queste caratteristiche: contadino inurbato, casacca grigia e pantaloni grigi alla zuava, grosso fazzoletto rosso attorno al collo, cappellaccio nero a falde larghe, scarpe grosse , rozzo e burbero, spaccone. La sua arma emblematica è un grosso bastone, che egli rotea in continuazione per punire metaforicamente il malcostume - È anche una commedia in 3 atti di Renato Mele, scritta nel 1979, inedita.


PARNÀNZZA = grembiale prevalentemente usato dalla donna, specie per i lavori domestici, rettangolare, solitamente di cotone, che copre il corpo nella parte anteriore dal petto alle ginocchia


PIÀTULA = insetto, piattone, pidocchio del pube - seccatore, molestatore asfissiante, persona che si lamenta in continuazione e per lungo tempo (per lo più il bambino) - "ma va' a fa' ride le piàtule" si diceva, più o meno benevolmente, a chi avesse detto una enorme sciocchezza od avesse avuto intenzione di commetterla


PIMPIRIMPÌTA-U = agghindata-o, in ghingheri; persona che si dà importanza, che si dà le arie


PINCIGARÈLU = pianta e frutto, cardo selvatico. Pianta mediocre, grande e robusta, contenente succhi amari, ricoperta di lanugine biancastra, con foglie grandi acute e spinulose; fino a una sessantina di anni fa proliferava in tutta la zona del Cardeto. Chiamato anche 'scarciòfulo d'i puréti', il ceppo e il fiore, di sapore stomachevole, venivano cucinati in casseruola e costituivano il pranzo o la cena dei più poveri


PISCIATÓRA = vulva - Moltissimi anni fa (inizi del 900) nel nostro contado si cantava, sul ritmo del saltarello, questo stornello:

La vergàra è gita al mare / cé s'è alzzàta de bun'òra / pe' pudésse rinfrescàre / tùtta quànta la pisciatóra. / Quant'artòrna su dal màre / tira fòra la spianatóra / 'na ciambèlla vòle fàre / tónda cùme la pisciatóra. / El vergàru sta a guardàre / mentr'impàsta la farina / je se vòle 'vicinàre / per nasàre la chitarina. / La vergàra j dice nò / nun ciò vòja de giugàre / e el vergàru la lasciò. / Lia penzzàva fittu al màre, / e a la bèlla giuvinézza, / tèmpu quànt'je pizzigàva, / quàntu ch'èra 'na bellézza, / la grattàva sà 'na fàva. / P'rò 'n bèl' giòrne la gambiò / sà la fàva natturàle / che Cilèstru je purtò, / gròssa e lònga cùme 'n pàle. / E s'arcòrda che la màdre, / pe' 'stu fàtte lùcca e implòra: / "Cu'je dighe adè' a tu' padre?" / "Che s'è rótta la pisciatóra" / Duventàta è 'na signóra / E je pizziga de più, / ma al maritte j pènde in giù, / pòra pòra la pisciatòra!
Ringrazio Giustina, Lorenzo, Armanda, coloni di Montesicuro, Giulio e Annetta, coloni di Paterno, e Faustino, colono di Gallignano, per avermi consentito di ricostruire questo stornello pur non giurando, essi ed io, che sia stato esattamente ricostruito - Giulio (classe 1922) mi ha in particolare notificato che suo padre Alfredo, colono (classe 1896) lo cantava con gli amici e lo aveva appreso dal padre Giulio, colono (classe 1871)


SGARBUNÀTA = l'insieme di baci, carezze, palpeggiamenti tra una coppia di innamorati, di nascotso, e senza pervenire al rapporto completo - Origine ignota, ritengo che possa essere fatta risalire a Carboneria, la setta segreta fondata a Napoli verso il 1819 con ideali ed intenti liberali, che contribuì molto dal 1821 al 1832 all'espandersi in Italia dei moti rivoluzionari, patrtendo proprio da Napoli contro re Ferdinando I; il nome aveva relazione con le riunioni segrete svolte nelle carbonaie da "apprendisti carbonai" e da "maestri carbonai", con le finte vendite e consegne di carbone e con gli indumenti da carbonaio - Modi di dire: semo andati a sgarbunà' dietr'a la Furtézza


SMUGINÀ = rovistare nelle cose - mescolare, rimescolare cose


ZZÌNALE = grembiale simile alla > parnànzza, ma che copre soltanto il petto e lo stomaco