La copertina della prima

edizione del libro (1906)

La bichieròla  de Duiglio Scandali

I  -  II  -  III  -  IV  -  V  -  VI  -  VII  -  VIII  -  IX  -  X  -  XI  -  XII  -  XIII  -  XIV  -  XV  -  XVI  -  XVII  -  XVIII  -  XIX  -  XX  -  XXI  -  XXII  -  XXIII  -  XXIV  -  XXV  -  XXVI  -  XXVII  -  XXVIII  -  XXIX  -  XXX  -  XXXI  -  XXXII  -  XXXIII  -  XXXIV  -  XXXV  -  XXXVI  -  XXXVII  -  XXXVIII  - XXXIX  -  XL  -   XLI  - 

 

da inzerì:

XLII  -  XLIII  -  XLIV  -  XLV  -  XLVI  -  XLVII  -  XLVIII  -  XLIX  -  L  -  LI  -  LII  -  LIII  -  LIV  -  LV  -  LVI  -  LVII  -  LVIII  -  LIX  -  LX  -  LXI  -  LXII  -  LXIII  -  LXIV  -  LXV  -  LXVI  -  LXVII  -  LXVIII  -  LXIX  -  LXX  -  LXXI  -  LXXII  -  LXXIII  -  LXXIV  -  LXXV


 

Prefazione di Giovanni Crocioni - alla 1^ edizione del volume, 1906

 

... Nelle Scenette e Scenate, la vigilia d'armi; nella Bichieròla, la giornata campale...

Evidentemente il lavoro dello Scandali è verso il meglio, alla ricerca faticosa di forme ardue e complesse, capaci di più ampio sviluppo, di attori varj e numerosi, che meglio secondino la vena del poeta, e svolgano motivi altrove poco

più che accennati.

Osservatore sollecito e attento, desideroso del vero, ritratto con piena esattezza, l'Autore, d'ordinario, non sacrifica il sonetto all'ultimo verso, non fa dello spirito il suo fine precipuo, ma delinea quadretti, abbozza tipi da più alto lavoro...

Una dote fra tutte contraddistingue lo Scandali: la consapevolezza piena delle proprie forze, dei propri intenti, la conoscenza intera del dialetto, in tutte le sue varietà, secondo i rioni dove è parlato e le persone che lo parlano.

Chi nel passato ha rivolto alla lesta uno sguardo al dialetto di Ancona, badando a qualche saggiuolo infedele, sparso qua e là nelle stampe, se n'è ritratto come sgomentito, per quell'accento spiccato di schietta italianità, che lo fa parere un vernacolo propagginatosi da quelli toscani. Eppure l'anconitano, chi bene lo indaghi, mostra cospicui caratteri, sconosciuti ai toscani, che lo accomunano a ben altra famiglia... Esso vanta un vocabolario dovizioso e un frasario multiforme, un po' cosmopolita, flessibile, pronto all'esigenze di un'arte che lo chiami a cimenti difficili.

A dispetto dei soliti piagnoni, spregiatori del proprio idioma, sberteggiati a dovere dallo Scandali, l'anconitano... ha ormai sbugiardata la calunnia d'inettitudine all'arte, ha mostrata la sua nobilitate.

Lo Scandali ne conosce tutti i segreti...

Non meno bene del dialetto, lo Scandali conosce l'indole e gli spiriti degli anconitani. Gente operosa, sempre in faccende, in assidui contatti con estranei, l'anconitano non pensa a satire, a burle, a facezie, ma vive operando. Costante nei suoi ideali, vagheggia novità, e, a tempo e luogo, quasi di scatto, si leva e minaccia: la storia informa. Vanta origini classiche; ma nel suo spirito e nella sua voce presenta alcunché di gallico e veneto insieme, che le proviene da relazioni commerciali, e si palesa mercè attenuazioni e accorciamenti fonetici, ausili notevoli al poeta che se ne sappia valere.

... Nella Bichieròla, insomma, è la misura dello scrittore. Se i forestieri e gli anconitani stessi riusciranno a ricostruire, con le pietruzze che vengon fornite, il bell'edificio che splende lucido, quasi diamantino, nella mente dello scrittore, questi avrà ragione d'esser contento dell'opera sua.

Allora (non mi è permesso un consiglio?) ponga mano a una commedia, con soggetto e attori anconitani o marchigiani. La tradizione incoraggia, il favore del pubblico seconda, il momento è propizio: avanti, dunque! Noi plaudiremo a gran voce, ancora una volta!

 

Arcevia - GIOVANNI CROCIONI, dalla prefazione alla Bichieròla -  I ed., 1906.

(Trent'anni dopo, il Crocioni dedicò un più ampio studio alla poesia di Duilio Scandali nel I volume de «La poesia dialettale marchigiana», Fabriano, 1934, pag. 60 e seguenti)

 


 

Presentazione di Ada Cagli Della Pergola

(dal vulume "Sonetti" Cassa Risparmio Ancona - 1976)

 

"Duilio volle che sei popolani, due òmeni, Calistu e Francescu, e quatro giovini, Scarnichia, Gnigna, Gnognu e Muliga, scelti di diversa età e di diversa fede, parlassero di ogni argomento. Perciò l'abbondanza di trattazione, che potrebbe a taluno sembrare soverchia. Ma il Poeta è sodisfatto d'avere così esaurito il suo argomento per trattare il seguito altri temi ed altri tipi (...) È una sera di sabato, i sei compari intorno a una tavola d'osteria cianciano animatamente tra loro. C'è il socialista, il rivoluzizonario, l'utopista, c'è il repubblicano mazziniano. C'è il malcontento, c'è il filosofo, c'è l'assennato che incoscientemente cade nel gonfio: c'è l'arguto che lo fa ravvedere.

(...) Tra un bucàle e l'altro quanti argomenti svariano le discussioni, cui la taverna concede la più ampia libertà! Le lingue, i costumi, le ricchezze, la religione, le donne, la libertà; l'antisemitismo, il patriottismo, l'individualismo, il collettivismo, il Mazzini, il Garibaldi, il Ferri... la repubblica sociale. Fumi e sogni, sentimenti ed entusiasmi, frizzi e facezie, il tutto espresso con un linguaggio talora grave, talaltra ingenuo, ora persuasivo, ora misto di parole elevate contorte, che il popolo apprende dai giornali popolari, nei pubblici comizi, ecc."

(Ada Cagli Della Pergola)

 

Per quanto passi per la più politica delle opere di Duilio (il quale era, come noto, di fede mazziniana), "La bichieròla" non solo non vuole esprimere l'ideologia personale dell'autore, ma - considerata nel suo complesso - lasciando che paritariamente ogni personaggio dica la sua, neppure vuol essere la professione di un credo al tutto preciso, seccamente partitico. Dati comunque i personaggi, l'opera si propone piuttosto come una piccola tribuna politica di quelle che furono le maggiori formazioni popolari anconetane dopo l'Unità, la democratica/repubblicana e l'anarchica/socialista.

La prima edizione de La bichieròla è del 1906.

 

>>>>  cumincia dal zuneto n. 1 .........

 


Torna ala pagina de Duilio Scandali