anconanostra ricorda  franco corelli

 

Angela Trombetta Cassaro - Nuvembre 2004

RITRATTO CON DEDICA

 

Ritratto di Franco Corelli realizzato dalla nostra amica Angela  -  Nella dedica si legge: "Ad Angela per ricordo di questo disegno simpatico che dovrebbe essere Franco Corelli. Cordialmente - Franco Corelli"

I was introduced to the opera when I was 13 years old--two years after I arrived in the United States from Abbruzzi.

My first opera was Il Trovatore in February 1961 withCorelli, of course, (it was his debut at the Met that year) Price, Simionato and I believe Bastianini.

From that moment on everytime Corelli sang at the Met, my brothers and I were there. 

I also saw the historical return of Maria Callas in March 1965 in Tosca with Corelli and Gobbi. 

What an electrifying unforgetable evening it was.

Attached is an autographed drawing of Franco Corelli I drew back then. Unfortunately he did not date it.

If I recall correctly, it probably was in 1963. 

I consider myself a very lucky person to have seen Franco in counteless performances.

There will never be anyone like him.

 

Angela Trombetta Cassaro

Trad. - Fui introdotta all’opera quando avevo 13 anni; due anni dopo arrivai negli Stati Uniti dall’Abruzzo.  La mia prima opera fu Il Trovatore nel Febbraio 1961 con Corelli, naturalmente, (fu questo il suo debutto al Metropolitan Theatre quell’anno), Price, Simionato e credo Bastianini.   Da quel momento ogni volta che Corelli cantava al Metropolitan, io e i miei fratelli eravamo là.   Vidi pure il ritorno storico di Maria Callas nel Marzo 1965 nella Tosca con Corelli e Gobbi.   Che elettrizzante indimenticabile sera fu.   Allegato c’è un disegno autografato di Franco Corelli che sfortunatamente non ho potuto datare.   Se ricordo correttamente, probabilmente fu nel 1963.   Mi considero una persona molto fortunata ad aver visto Franco nelle prestazioni di maggior conto.   Non ci sarà nessun altro come lui.

Bruno Berta - Aprile 2004

ROMANZA - Corelli

Presidente del Coro Lirico amatoriale "Claudio Monteverdi" di Cosseria (SV) (www.claudiomonteverdi.it) diretto dal Prof. Giuseppe Tardito (corno nelle orchestre della RAI di Milano e Torino e poi del Teatro Regio di Torino); tenore dilettante. Da sempre innamorato della voce miracolosa di Franco Corelli; ha avuto anche notizie della sua travolgente vocalità da un tenore comprimario che ha avuto la fortuna di cantare con Corelli (il maestro Sergio Beano di Torino ora regista di opera lirica)

Piangi

dolce musa del canto

 

Spenta

muta è l’ugola d’or

 

Vibra

una voce solenne

nella schiera celeste

 

grande il cantor

caldo accento e soave

travolgente  il vigor

 

 

 

 

Ah, finirono i tremiti

d’un eroico sentir

trepidante il sospiro

d’un poetico cuor

nella bruma d’autunno

resta un uomo che muor

 

Oh, lenite voi angeli

nell’etere infinito

la sua malinconia

 

Andrea Panzini Emersberger - 30 ottobre 2003

A Franco Corelli, alla Sua Arte

 

Làgrema

 

Fiàta 'na lènzza. 'Na lùma nìnula.

E mosca guèrcia sbacìla la Cèga.

 

"Bù-bù"... se 'fàcia 'l balùscu albì'.

Frùta 'na gocia da 'l Sampietrì'.

 

Spiomba su 'l grépu 'na mànca làgrema.

Sgola l'Alòcu. Anema sbiànca.

Lacrima

 

Respira un alito. Una lucerna ninna.

E muta e cieca si lambicca la Notte.

 

"Bù-bù"...si affaccia lo strabico albino.

Goccia una goccia dal Sampietrino.

 

E mànca piomba una lacrima a terra.

Vola l'Allocco. Anima bianca.

Note dell'autore - Nella poesia utilizzo l'aggettivo "manca", cioè mancina, in riferimento al mio mancinismo, ma esso ha anche valore polisemico cioè, per assonanza, dà il concetto di "mancanza", riferito alla scomparsa fisica di Franco Corelli.  L'immagine del barbagianni bianco e strabico – che nasce, che si affaccia alla vita – è immagine che rimanda al semantico della sorpresa, dell'inaspettato, dell'eccezionale, quali sono stati incarnati dall'uomo Corelli, dalla sua Voce incredibile, dalla sua umanità vastissima e rara; ma è anche il mio ricordo d'infanzia allorquando – con Franco, con i Suoi Familiari e con i miei, nella casa di campagna del di Lui cognato Carlo Morichi in quel di Offagna – un barbagianni bianco abitava la cisterna lì presente.

L'ambiente della poesia è il Rione San Pietro, uno dei nostri più antichi; lì nasce e vive ancora, tra i ruderi dell'Anfiteatro, Il ficus silvestris; l'albero produce frutti che secernono gocce lattiginose; la goccia che cade è quindi come una lacrima, che simboleggia quella che cade dall'occhio dell'uomo quando perde un grande Amico ed una Persona per cui prova una stima ed un amore intensi.

Le emozioni sono alla base della nostra Esistenza e spesso, se non elaborate, conducono al nulla; ma, se elaborate, conducono al sublime. Franco raggiunse il Sublime.

Egli non è stato più eguagliato da chicchessia, soprattutto in epoca consumistica, epoca che ha spinto anche troppi Artisti al facile successo economico ma al quasi irrimediabile insuccesso artistico. Traiamo esempio da Franco Corelli: ci ha insegnato l'umiltà, la precisione, la perfezionabilità ed anche l'estremo candore nel porgere agli altri i risultati della Sua vita di uomo e di artista, del Suo lavoro. Questi sono i Valori che l'intero Popolo italiano, eccetto sparute minoranze, ha abolito. Grazie, Franco, sarai sempre nel mio cuore.

Mario Panzini - 29 ottobre 2003, ore 19.30 (appena appresa la notizia)

A Franco Corelli, da Mario

El Principe da pògu s'è indurmitu.

Dòrme 'l zzònu legeru del Puèta

che cùre dietr'a j inzzogni, a l'infinitu.

Vola a cavalu de 'na gran' cumèta

 

e suride a sentì' che tutu el mondu

l'aplaude ancora, e più de prima, fòrte;

e suride a l'umanu girutondu

intornu a la paura de la mòrte.

 

El Principe è l'alatu Cavagliere

che prutènde la spada de la Voce

ch'ha batezatu mile e mile schiere

 

d'Anime e Còri e Mènti. Sèi l'Amore,

ch'ha rigalatu l'Arte in dolci goce.

Mai murirai, Te, Principe Tenore.

Umberto Taddei - 3 novembre 2003

Ricordo di Franco Corelli

 

Caro Franco, te ne sei andato, senza clamori come era nel tuo carattere, da quell'uomo semplice e schivo che sei stato durante tutta la tua carriera, non so se sei stato il più grande tenore del '900, lascio questi giudizi ai critici di professione, io sono solo un appassionato di opera lirica, in una cosa sei stato senz'altro superiore a molti tuoi colleghi, hai saputo cogliere il momento in cui ti sei accorto che i tuoi mezzi vocali mostravano i segni, neanche tanto gravi, di declino, per ritirarti dalle scene, lasciando in noi certamente il rimpianto di ciò che avresti potuto fare ancora, ma risparmiandoci peraltro i tristi anni che avrebbero potuto essere quelli del tuo declino, quindi ti ringrazio Franco per esserti ritirato da vincitore.

Un solo rimpianto: nella tua enorme gamma di personaggi classici, romantici ed eroici ne manca uno solo, quello che sarebbe stato il vertice della tua carriera, intendo dire l'Otello, la parte del Moro di Venezia sembrava tagliate su misura per le tue corde vocali, in più avevi senz'altro la prestanza fisica per quel personaggio più di ogni altro tenore dell'epoca, grazie comunque per tutto ciò che hai fatto, e fatto bene, con onestà e professionalità, ancora grazie Franco.

dalla stampa

  

  

  

 

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