Quelo che voleva magnà come magnane i signori


Personaggi: il signor Gaudenti, Casimiro (cameriere), Lisan (villico)

SCENA - Un ristorante all’aperto. Tavoli e piante ornamentali. Al levare del sipario il signor Gaudenti è seduto davanti ad un tavolo apparecchiato, sulla destra.


GAUDENTI - Cameriere.., cameriere ... Casimiroooo!

CASIMIRO - Aj ordini, ecelenza!

GAUDENTI - Preferisco essere chiamato commendatore.

CASIMIRO (con adulazione e fregandosi le mani) - Alora ilustre sor comendatore Gaudenti ...

GAUDENTI - Preferisco essere chiamato soltanto signor Gaudenti, anzi, alla fine del desinare, mi porterai il conto mensile. Scade oggi, non è vero?

CASIMIRO - Scì; cun ogi fa un mese preciso, egregio sor Gaudenti ...

GAUDENTI - Mi farai dunque il conto per tutto il mese ed avrai, non temere, la tua meritatissima mancia. Intanto consigliami come al solito qualche cosa adatto per la mia dieta vegetale.

CASIMIRO - Ancora ogi?

GAUDENTI - Si, Casimiro, poi, da domani, terminato il periodo di cura, e visto che mi è stato di vero giovamento, riprenderò con le belle stocafissate, le trippate, le spuntature e via dicendo.

CASIMIRO - Alora io dirla de principià c’una tazina de brodo vegetale.

GAUDENTI - Ottima idea! Perfetto!

LISAN (Entra lentamente dalla destra parlando a se stesso) - E’ da quanne sò nate che me voie levà la soddisfaziong de magnà ‘na vò como magnene i signori; daj che te daj, rpenza che t’arpenza, i l’ho sfangata.

(Casimiro esce dalla sinistra).

GAUDENTI (A se stesso mentre spiegando un giornale si dispone alla lettura) - Sono veramente soddisfatto di questa pensione; in quattro mesi non c’è stato motivo per il minimo rilievo ... Si spende benino ... ma si mangia henone ... (legge senza accorgersi della presenza di Lisan che intanto avrà scrutato attentamente l’ambiente).

LISAN - Ciò zecate davera, per dindo! (Si frega le mani e va a sedersi timoroso ed impacciato ad un tavolo sulla sinistra) Se el dice quesso urta, che se vede da longo ch’e un signoru, possa sta’ scigure ... Se spennerà «benino» ma n’j fa gnè ... basta che me posso levà sa sudisfaziong de magnà cumu magnene i signori! Sa cinquemila franchi drenta a la sacocia n’ho paura davera! Ma quant’è vera che me chiama Lisan, anco’ se me ce li volesse tutti ... tò ... per levame magara ‘na vò sa sudisfaziong ... acidenzio anco’ a lori!

CASIMIR0 (entra e porge la tazza del brodo a Gaudenti, indi si avvicina premurosamente a Lisan) - EI signore cumanda?

LISAN (Invita con un cenno Casimiro a chinarsi; gli parla all’orecchio) - Sté a sentì, camburiere: a me nun m’amporta de spenne ma vurìa magnà ‘na vò cumu che magnene i signori. Quesso litta (indica Gaudenti che sta assaporando il brodo) me pare che ha da vesse propie un signoru davera. Vo’ cu dicé?

CASIMIRO - Sciguro; è gnente chedemeno che l’ilustre signor comendatore Gatidenti!?

LISAN - E alora se n’entenne.

CASIMIRO - Eh va oh? Più de lù!?

LISAN - E alora portéme quelo ch’avé portate a lù: ... listesso!

CASIMIR0 - Subito! (esce e rientra con una tazza che porgerà a Lisan. Si rivolge quindi immediatamente a Gaudenti). Va bè cumendatore?

GAUDENTI - Ottimo; perfetto!

LISAN (che nel contempo avrà trangugiato il brodo con una smorfia di disgusto) - A me non me parerìa tanto; se vede che se principia luscì per slargà el stomigo!?

CASIMIR0 - E adesso, ecelenza?

GAUDENZI - Ora, mangerei ... mangerei ... mangerei ... pomme de terre a la maitre d’hotel.

CASIMIRO - Sarà servito (rivolto a Lisan). Da già a finito? E adesso cosa j portamo?

LISAN - Cumu che ha dito qul signoru: listesso!

(Casimiro esce portando via le tazze).

LISAN (Tra sé) - E’ un nome un pò indificiole ma se vede che le robe da signori se chiamene alluscitta.

CASIMIR0 - (Serve prima Gaudenti poi Lisan).

LISAN - (Mostra una certa inquietudine alla vista delle patate poi ha un gesto di riflessione) Pacienza; se vede che i signori principia sa le patate per provà più guste sa le robe bone che vieng dope. (Fa sparir il piatto sotto il tavolo).

CASIMIR0 (A Gaudenti) - Sodisfato ecelenza?

GAUDENTI – Bè, bè, bè ... ma ora penso che avrei gradito di più una puree ...

LISAN (sempre a se stesso) - Per conte mia so scigure ch’eva ‘na roba meie de se patatace!

GAUDENTI - Ora, Casimiro, mi porterai una omelette aux fines herbes ...

CASIMIRO - E per contorno?

GAUDENTI - Per contorno ..., per contorno ..., per contorno ..., una abbondante insalata russa.

CASIMIR0 - Va bè, cumendatore. (A Lisan) E a lei cusa i damo?

LISAN - Listesso.

(Casimiro fa per uscire ma Lisan lo trattiene per una manica e gli parla all’oreccho).

Dicé, camburiere, in quelo che ha ordinato qui signoru cumu ha ditte ... cumu ha ditte?

CASIMIRO - Omeleta.

LISAN - Nun sarà cumu le patate de prima ala madre d’Otello?!

CASIMIRO (Con un sorriso di compatimento) - Maché giusto!!

(Fa per uscire ma Lisan lo trattiene ancora).

LISAN - E per cuntorne cus’è ch’ha ditte?

CASIMIR0 - Insalata russa; lei cosa desidera?

LISAN - Listesso ... russa: ... basta ma prò che nun se vaga a trovà i fastidi. (Innanzi che Casimiro rientri, Lisan farà scena dimostrandosi affatto soddisfatto del trattamento sinora ricevuto. Gaudenti fischietterà distratto l’aria di «Papaveri e papere», accompagnandosi con le nocche).

CASIMIRO (Porge a Gaudenti) - EI cumendatore è servito.

(Esce).

LISAN (Allunga la persona verso Gaudenti, sbarra gli occhi stupefatto poi se li stropiccia. Rientra in sé quando Casimiro ricompare per servirlo. Dà ancora un’occhiata a Gaudenti che con la punta del coltello aggiunge del sale all’insalata e lo imita prendendo il sale con le dita e posandolo sulla lama. Osservando il cibo ha una mossa di disgusto. Con la punta del coltello analizza l’insalata). Pumidori ... melangole ... cipole ... zucche ... peverong ... (esamina l’omelette). Quesso me pare el pisto pr’i pòi ... Alluscì magnarissene i signori? Accurdon che tizze!? Farne rnagnà gio’ de prescia che nun la voie vede più denanze sta purcarìa (Trangugia tutto affrettatamente).

GAUDENTI (A Lisan dopo averlo attentamente osservato) Ottima, signore, questa insalata, non è vero?

LISAN (tra sé) - S’j digo de no ce faghe la parte del curdong. (A voce alta). ‘Na roba giusta; a casa mia, per di’ la verità, se magna guasgio tutj i giorni, e ...

GAUDENTI - Tutta salute, signore, tutta salute, e dal momento che ve la siete divorata con tanto appetito e così di gusto ... Casimirooo, Casimiroooo!!

CASIMIRO - Comandi, comendatore.

GAUDENTI - ...un altro piatto d’insalata russa al signore; gliela offro io in segno di solidarietà fra vegetariarni …

LISAN - ... ma ... io ...

GAUDENTI - ... ed a me, Casimiro, porterai subito il conto come ti dissi.

CASIMIRO - Alora ... va bè: insalata russa al signore e el conto a l’ecelenza l’ilustre sor cornendatore Gaudenti.

LISAN (rimane esterrefatto) E io che avrìa vulzutu magnà ...

GAUDENTI (ancora a Lisan) - Mi creda, signore: non v’è altro metodo che una buona e lunga dieta a base di vegetali per mantenersi in gamba (con baldanza). Guardi me; in un mese di cura!!!

LISAN - Cel saprò?! El venì a arcontà a me che la fago da quanne sò nate!?

CASIMIR0 (a Gaudenti) Comendatore; el conto ci vole cula marca da bolo o senza?

GAUDENTI - Niente, niente: dimmi quanto debbo.

CA5IMIR0 - Trentadomila in tutu, ecelenza.

LISAN (rimane allibito) Trentadomila!!!

GAUDENTI - Trentaduemiia lire ed una lauta mancia per te, Casimiro. (Si dispone a pagare contando lentamente il denaro. Lisan, cercando di eludere lo sguardo dei due, caccia il portafogli, ne estrae un biglietto da cinquemila, lo bacia e lo posa sul tavolo).

LISAN - Ho magnate cumu un desgraziate ... trentadomila franchi ..., e anco’ la mancia ... Sant’Anto’ che ce guarda!! Io ciò cinquemila lire in tutte!? (Esce alla chetichella quasi carponi verso la destra mentre Casimiro intasca il denaro del commendatore, e si volge poi verso il tavolo di Lisan. Questi credendosi sorpreso si arresta. Casimiro io guarda meravigliato in quella strana posizione, poi va verso il tavolo di Lisan, vede la banconota, la prende, la osserva controluce volgendo le spalle a Lisan. Questi profitta del momento per darsela a gambe).

CASIMIRO (immediatamente) - El resto, signore, el restoooo!!!

LISAN - Nun ce n‘ho più ... nun ce n’ho piùùù!!!


Eugenio Gioacchini (Ceriago)  - da "Fresche e bone"